- 15/03/2022
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Parità di genere per eliminare la diversità
Parità di genere per eliminare la diversità, per ottenere cambiamenti strutturali che portino ad una crescita della qualità della vita in modo paritario tra uomo e donna.
Nei giorni scorsi giorni è passato sulle Reti RAI uno spot che, parlando di “Parità di genere”, indicava il paradosso che possa essere raggiunta solo nel 2158.
L’11 febbraio scorso è stata celebrata ancora una volta la “Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza” per ricordare che continua ad esistere lo stereotipo secondo il quale “una donna deve essere più brava per dimostrare le stesse capacità di un uomo” e per favorire l’ingresso delle stesse donne nei percorsi formativi e nelle carriere scientifiche.
La percezione distorta per cui in generale, ed in particolare nel mondo del lavoro, una donna debba dimostrare, sempre e comunque, di non essere inferiore per capacità ed intelligenza ad un uomo, è ancora radicata e difficile da eliminare.
Il divario tra uomo e donna definito “Gender Gap” è protagonista nei redditi, nell’accesso all’istruzione, nelle professioni, nella vita sociale e politica. Prendendo in esame, in particolare, il mondo universitario le evidenze si moltiplicano. Secondo i dati raccolti da AlmaLaurea la possibilità che una donna si laurei in un percorso STEM – acronimo inglese che sta per Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica – è del 69,3% inferiore a quella dei maschi, nonostante di media le donne ottengano migliori risultati dei coetanei e siano più numerose nei licei.
Secondo “Save the children”, tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi. Un pensiero che poi si ripercuote sulla realtà: nelle aree Stem le giovani rappresentano il 41% dei dottori di ricerca, il 43% dei ricercatori accademici, solo il 20% dei professori ordinari. D’altra parte tra i rettori italiani solo il 7% sono donne.
I dati raccolti dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, raccontano che il divario di genere comporta stipendi inferiori anche a parità titolo di studio e di posizione professionale . Per esempio lo scarto nello stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della Laurea Magistrale è di oltre 500 euro.
Per il Gender Gap Report 2021 di JobPricing lo stipendio lordo annuo delle donne è inferiore dell’11,5% rispetto a quello degli uomini e la differenza tra le retribuzioni cresce al crescere del livello di istruzione fino a toccare il massimo del 46,7% tra un uomo e una donna che hanno conseguito un Master di secondo livello.
Il cammino verso la parità è dunque ancora lungo, ma non bisogna dimenticare i progressi fatti nei secoli. La “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze” della scienza è comunque l’occasione per ricordare e raccontare le conquiste del mondo femminile in ambiti a lungo dominati dagli uomini. Una storia che inizia da lontano con, ad esempio, Ipazia, considerata la prima donna esperta di matematica, oltre ad essere un’importante filosofia di ispirazione neo-platonica vissuta a cavallo tra IV e V secolo dopo Cristo ad Alessandria d’Egitto. Nel Medioevo furono le Università a dare maggiore spazio alle figure femminili. In Italia si ricordano la salernitana Trotula de Ruggiero(XI secolo) e la bolognese Dorotea Bucca (vissuta tra il XIV e il XV secolo). Entrambe si distinsero in campo medico, seppur in un’epoca dominata da un profondo scetticismo nei confronti delle capacità delle donne in questo ambito.
Nel corso degli anni poi altre fondamentali figure femminili hanno segnato la storia delle Scienze regalando a tutti noi scoperte eccezionali e utili. Pensiamo a Marie Curie, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack
Sono passati anni da quando furono riconosciuti il diritto all’istruzione, al voto e l’accesso alle libere professioni alle donne, ma queste conquiste non hanno prodotto quel rivolgimento totale nei valori della società civile che doveva portare nuova collaborazione e arricchimento culturale.
Tornando ai giorni nostri l’Agenda 2030 dell’ONU riporta tra i propri obiettivi per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento effettivo della parità di genere.
Anche se potrebbe sembrare che le donne abbiano raggiunto pari diritti e opportunità con gli uomini, in realtà i fatti raccontano ancora femminicidi, disparità di ruoli nel lavoro, nella carriera, nella retribuzione confermando che la strada è ancora lunga per arrivare all’uguaglianza di genere.
Per uno sviluppo sostenibile la presenza femminile effettiva, rispettata e accolta totalmente è la pietra miliare dalla quale iniziare il cammino di una nuova società capace di correggere storture che hanno limitato di fatto il progresso umano le suo complesso. Il rafforzamento dei diritti individuali e collettivi femminili non deve riguardare e coinvolgere solo le donne ma tutta la società.
Sono tre le azioni chiave da portare avanti: la lotta alla violenza di tutti i generi sulle donne, l’adozione di provvedimenti normativi che rafforzino la parità effettiva, l’attenzione nei confronti della possibilità di raggiungere posizioni di vertice nel lavoro e nel mondo politico/sociale.
La parità di genere è un problema di conquista di diritti individuali piuttosto che una rivendicazione di doveri sociali perchè troppo spesso l’affermazione personale diventa un costo che la donna sceglie di sopportare nell’interesse della famiglia anziché suo personale.
Pedro Conceicao, direttore dell’Ufficio per gli studi dello sviluppo umano dell’Undp (ONU), commentando il report ‘Tackling Social Norms: A Game Changer for Gender Inequalities’, sostiene che “i numeri dimostrano i pregiudizi” confermando che “le cifre sono scioccanti e ciò che mostra il nostro rapporto è un modello che si ripete ancora e ancora. Le donne hanno ottenuto grandi progressi in alcuni settori della società in ambito di partecipazione e responsabilità ma incontrano un muro quando si sale in ambito di leadership e gestione del potere.”
Nelle università la parità di genere non solo deve essere obiettivo di crescita interno di tutti gli Atenei superando gli ostacoli culturali e strutturali che bloccano la carriera delle donne ma anche stimolo per una più ampia adesione femminile ai Corsi di Laurea anche in quei campi ancora considerati di difficile accesso alle donne.
Evoluzione e trasformazione passano attraverso la formazione e, mai come adesso, la proposta accademica può essere stimolo e veicolo per aiutare a svegliare le coscenze ed aiutarle a intraprendere un nuovo percorso del pensiero.
Uomo e donna devono essere partecipi di una relazione sociale volta al conseguimento della cittadinanza globale aperta verso una nuova direzione educativa che chiede di rivedere i rapporti fra sensibilità ed intelletto nelle relazioni civili.
Alle giovani generazioni è dato questo compito: aprire e portare a termine positivamente il confronto su trasformazione e cambiamento globale per contrastare disuguaglianze, violenze e forme di ingiustizia costruendo il diritto di ognuno ad essere uguale all’altro.