- 29/10/2021
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Futuro e competenze nel lavoro
Futuro e competenze nel lavoro.
L’inevitabile cambio di mentalità dell’imprenditore per rimanere sul mercato.
Il tema riguarda direttamente anche l’offerta formativa degli Atenei Telematici UniPegaso e UniMercatorum.
Vogliamo quindi proporre in queste righe riflessioni su cosa ci attende nel breve-medio periodo nel campo del lavoro e della formazione riprese da voci autorevoli.
Un articolo apparso su Orizzonte Università (www.orizzonteuniversita.it) ci propone uno scenario allarmante ma, allo stesso tempo, stimolante per il mondo del lavoro nel breve-medio periodo.
“Uno studio predittivo sulle professioni ad opera della ManpowerGroup insieme ad altre e importanti aziende ci avvisa che per oltre il 50% della forza lavoro occupata ad oggi, la domanda calerà, ed i lavoratori dovranno investire sulla riqualificazione e la riconversione professionale.
Lo studio, dal nome “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia” è basato su tecniche di machine learning che analizzano la domanda di lavoro. È stato condotto in sinergia dalla già citata ManpoweGroup, multinazionale di innovative workforce solutions insieme a Pearson, leader nell’education e EY, leader di servizi professionali. Con lo studio si è dato il via anche a un Osservatorio permanente sul mercato del lavoro.
Lo studio indica come l’80% delle professioni presenti in Italia muterà quantitativamente da qui a dieci anni. Un terzo della forza lavoro, ovvero il 36%, rappresenta professioni che cresceranno in maniera sensibile. Il 20% delle professioni rimarranno invece stabili, ma un preoccupante 44% decresceranno. Di quelle in crescita, solo una metà è rappresentata da professioni legate alla tecnologia. L’altra, infatti, vede crescere le professioni legate alla cultura, alla comunicazione, ai servizi di cura (sanitario e non), all’insegnamento e alla formazione.
Le preziose percentuali redatte nello studio possono aiutarci a prevedere il gap di laureati che, probabilmente, si andrà a creare fino al 2030. Quel 44% di professioni la cui domanda vedrà una decrescita sono il sintomo di qualcosa di già in atto. Non a caso, infatti, si insiste sul futuro degli studi come una continua contaminazione.
Donato Ferri, Mediterranean Consulting and People Advisory Services Leader di EY dichiara “Da questo studio emerge in maniera chiara come la crisi Covid avrà un ruolo chiave nel definire il futuro del lavoro e delle competenze. In questi mesi abbiamo assistito ad un grande fenomeno sociale di sopravvivenza e adattamento che genererà sul mercato del lavoro modifiche permanenti: avremo profili più ibridi, con competenze tecniche (57% delle professioni in crescita sono legate alla tecnologia) e con una crescita di competenze sociali e relazioni, di ascolto, di comprensione; avremo soprattutto più del 50% di nuove professioni che nasceranno con set di competenze che seguiranno dinamiche che si possono anticipare per arrivare preparati. Abbiamo quindi più chiare quali sono le competenze fondamentali e quale sarà la domanda e l’offerta di professioni per settori e per territori.”
A tal proposito Mario Mariani, Amministratore delegato Pearson Italia e Europe ha dichiarato che “l’ingresso dei giovani sul mercato del lavoro è da anni molto difficile; la pandemia in corso – con la perdita di posti di lavoro che ha generato – lo ha reso ancora più complicato. In quanto società education ci poniamo l’obiettivo di aiutare studenti e giovani a formare le competenze necessarie per entrare con successo in un mondo del lavoro che si trasforma incessantemente. Per offrire una formazione sempre al passo coi tempi è indispensabile oggi poter guardare in prospettiva ai cambiamenti dei prossimi anni.”
Infine Riccardo Barberis, Amministratore delegato ManpowerGroup in Italia, ha dichiarato che “oggi, se vogliamo far crescere imprese e occupazione nel lungo periodo, dobbiamo saper anticipare i trend futuri delle professioni e competenze più richieste e dobbiamo saper rispondere ai bisogni delle imprese che nell’arco dei prossimi 10 anni, con l’accelerazione della digital transformation, vedranno radicalmente trasformati i propri modelli di business.”
Tutti e tre hanno insistito sull’importanza dell’Osservatorio permanente come strumento per anticipare e comprendere questi trend, a cui lavoratori e studenti dovranno puntare per superare il gap.”
Da questo link ecco il secondo punto di vista sull’argomento: https://www.ey.com/it_it/ey-digital-summit–racconti-del-futuro/quale-futuro-per-il-lavoro
“Siamo in una fase di ristrutturazione cognitiva. La difficoltà sta nel riuscire a trasferire questa cognizione all’interno di un’azienda. Ci deve essere un’ulteriore presa di consapevolezza delle aziende che devono investire di più sul capitale umano e su quello sociale. Per anticipare il futuro, inoltre, serve uno sguardo lungimirante a cominciare dal riconsiderare il rapporto con organizzazioni e università”, afferma Donato Ferri, Europe West Consulting Manager Partner di EY. “Negli ultimi 20-25 anni il mondo dell’industria è stato investito da nuove variabili che hanno cambiato i paradigmi. Oggi le industrie sono parte di un nuovo ecosistema digitale con figure professionali e strategie differenti. Per questo è importante investire in formazione specifica e trasformare le risorse già in azienda”, dichiara Ilaria Catalano, Executive Director Business Operations & Digital Strategy di MSD Italia.
Per spiegare quanto sia profondo il cambiamento del mondo del lavoro, basti pensare che oltre la metà degli studenti di scuole elementari e medie di oggi, domani svolgeranno professioni che al momento sono sconosciute. Si tratterà di nuovi lavori diversi da quelli tradizionali basati molto di più su competenze digitali e sulle soft skills, oltre che su concetti come divestity e inclusion. “Per questo”, afferma Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia, “il ruolo della formazione delle nuove generazioni diventa ora più che mai prioritario. In questo senso i fondi previsti nel PNRR rappresentano un’occasione imperdibile per occuparsi seriamente di formazione e competenze. Ma oltre ai sostegni economici, quello che sembra necessario è un cambiamento di approccio all’insegnamento fondamentalmente impostato su orientamento, anche grazie a nuove figure di riferimento diverse da quelle del passato, nuove tecnologie e inclusione. “Nel mondo dell’istruzione la tecnologia avrà un’importanza crescente, ma per poter essere efficace deve essere accessibile a tutti e integrare il ruolo dell’insegnante, non sostituirlo”, afferma Mario Mariani, Amministratore Delegato di Pearson Italia. Un concetto, quest’ultimo, rimarcato anche dal pensiero di Giuseppe Laterza, Presidente della Casa Editrice Laterza: “Dietro a ogni tecnologia ci sono sempre l’uomo e il pensiero. Nella formazione non sono solo le competenze a essere importanti, ma anche le conoscenze. Per questo bisogna riscoprire il valore della cultura e delle relazioni. In definitiva per il nostro Paese e la sua mobilità sociale è necessario che si vada verso una ristrutturazione cognitiva e culturale”.
Riflessioni e punti di vista autorevoli, come dicevamo sopra, ma che coincidono con l’idea di formazione messa in atto da UniPegaso e UniMercatorum che, da anni, agiscono per dare a tutti la possibilità di Lifelong Learning (formazione continua) e di Personal Learning Enviroment (ambiente di apprendimento personale), ovvero costante miglioramento delle qualifiche culturali e professionali per soddisfazione personale o per continuare a rimanere nel mercato del lavoro con buoni posizionamenti e buone prospettive.